Dis.Abilitando

Rappresentanti genitori Consulta Handicap Asl 8 Asolo – Montebelluna

Sentenza

Posted by Luigi Scarpis su 15 Maggio 2010

Non solo Pinocchio a scuola con i Carabinieri. Ora saranno gli insegnanti di sostegno  a dover essere accompagnati.

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Tagli alla scuola. La sentenza n°80 della Corte Cost. sancisce l’illegittimità delle riduzioni al personale degli insegnanti di sostegno

Questa mattina conferenza dell’Osservatorio Scuola, del Cip e del sindacato Sfida: «Chiediamo che i dirigenti scolastici applichino scrupolosamente la sentenza per un corretto adeguamento dell’organico di fatto». Liliana Modica: «I ragazzi affetti da disabilità devono avere adeguata assistenza»

L’emorragia scolastica causata dai tagli previsti dalla legge 133/08 Tremonti-Gelmini ha ulteriormente aggravato una situazione già di per sé “precaria” soprattutto in Sicilia, ed in particolare nel territorio di Messina e provincia, dove finora sono stati persi 767 posti tra insegnati e personale Ata. A poter “mitigare” gli effetti delle disposizioni legislative interviene però la sentenza n° 80 della Corte Costituzionale dello scorso 26 febbraio, che ha sancito “l’illegittimità costituzionale dell’art 2 comma 413 della legge 244/2007 (legge finanziaria) nella parte in cui fissa un limite massimo al numero dei posti legali degli insegnanti di sostegno e dell’art 2 comma 414 nella parte in cui esclude la possibilità, già contemplata di assumere insegnanti di sostengo in deroga, in presenza di studenti con disabilità grave”.

Due importanti novità di cui si è discusso questa mattina nel corso della 0 conferenza stampa svoltasi presso la saletta commissioni della provincia ed indetta dalla presidente dell’Osservatorio scuola Liliana Modica, a cui hanno preso parte anche Maria Vitale del Leggi il seguito di questo post »

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Incentivi a chi integra….un bell’esempio da Bolzano

Posted by Luigi Scarpis su 15 Maggio 2010

Press-IN anno II / n. 1234

Alto Adige del 15-05-2010 Incentivi a chi integra e assume persone diversamente abili BOLZANO.

La giunta provinciale ha rinnovato anche nel 2010 il concorso per il conferimento del Premio integrazione lavorativa. Al concorso, indetto per la quarta volta, possono partecipare tutte le aziende private che occupano lavoratori diversamente abili e che possono segnalare esperienze e azioni innovative intraprese per favorire l’integrazione lavorativa nel proprio ciclo produttivo. Le candidature devono essere presentate entro il 30 giugno. Sono oltre 2000 le persone diversamente abili che in Alto Adige sono inserite a vario titolo nel mondo del lavoro e fra queste è aumentato il numero di coloro che pur avendo una disabilità grave sono integrati bene e stabilmente. “Un segnale positivo e confortante, in un momento di particolare instabilità del mercato del lavoro”, sottolinea l’assessore Bizzo che ricorda come questo fatto dipenda dall’esperienza acquisita in Alto Adige nell’attuazione di misure specifiche e mirate da parte dei servizi territoriali. “Anche la crescente sensibilità dei datori di lavoro verso le condizioni di lavoro e la responsabilità sociale incidono positivamente”.

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Il Consiglio di Stato: più sostegno agli alunni con gravi disabilità

Posted by Luigi Scarpis su 13 Maggio 2010

TAR, Corte Costituzionale, Consiglio di Stato….tutti i più alti organi di giustizia dello Stato accolgono le istanze degli studenti con disabilità.   All’infuori dello…Stato.

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http://www.superabile.it/web/it/CANALI_TEMATICI/Scuola_e_Formazione/Il_punto/info1929680841.html

Più chiaro il meccanismo per l’applicazione delle ore di sostegno. Il Consiglio di Stato, applicando una sentenza della Corte Costituzionale e in caso di alunni con grave disabilità, è favorevole alla concessione di un numero maggiore di ore rispetto alla media nazionale

di Salvatore Nocera

ROMA – Una buona notizia per i genitori di quegli alunni con gravi disabilità che hanno bisogno di più ore di sostegno a scuola. Il Consiglio di Stato, infatti, con la sentenza (n. 2231 del 23 marzo 2010), ha applicato la sentenza della Corte Costituzionale (n.80 del 2010), precisando le modalità di assegnazione delle ore di sostegno. L’interpretazione è stata giudicata da alcuni restrittiva, poiché stabilisce che il massimo delle ore di sostegno non debba essere assegnato in tutti i casi di disabilità grave di uno studente. A mio avviso, invece, la sentenza della Corte Costituzionale era stata interpretata frettolosamente in modo troppo estensivo. Per chiarirci meglio le idee sarà bene partire dalla causa che ha dato origine alla decisione.

Una causa per ottenere più ore di sostegno settimanali
Nel 2009 una coppia di genitori vede assegnare al figlio con grave disabilità, che frequenta la scuola superiore, sedici ore di sostegno settimanali. La coppia ricorre al Tar per ottenerne invece trentatrè settimanali, pari al totale delle ore di frequenza del figlio. Il Tar Leggi il seguito di questo post »

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«Costretti a ritirare i figli dalla scuola»

Posted by Luigi Scarpis su 13 Maggio 2010

Gli insegnanti, questi insegnanti, gli insegnanti di Michela e Giacomo, difendono il loro diritto alla libertà di insegnamento. Sacrosanto.

E quelli degli studenti e della famiglia???  Dettagli….

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Press-IN anno II / n. 1196

Messaggero Veneto del 12-05-2010

«Costretti a ritirare i figli dalla scuola»

La protesta dei genitori di due ragazzi affetti da sindrome di Down che frequentavano la terza classe del Liceo scientifico “Duca degli Abruzzi”.
La denuncia: abolito il metodo di sostegno seguito sin dalle elementari, si sono trovati con disagi enormi

GORIZIA. Frequentavano la terza classe del liceo scientifico “Duca degli Abruzzi” fino a marzo, prima della decisione di ritirarsi dalle lezioni. Protagonisti della vicenda due ragazzi isontini di 17 anni, affetti dalla sindrome di Down: «Concluso con la media del 7 il primo biennio, i nuovi insegnanti di sostegno hanno deciso, appellandosi al diritto della libertà d’insegnamento, di sconfessare le modalità adottate fino a quel momento – spiega uno dei genitori coinvolti –. La scuola, che ha avallato la scelta dei docenti giudicando la tecnica d’insegnamento non scientifica, non ha voluto sentire le nostre ragioni».
Michela e Giacomo (i nomi sono di fantasia) iniziano fin da piccolissimi il normale iter di studi: fin dalle elementari, gli insegnanti di sostegno applicano la tecnica della comunicazione facilitata. Dopo un biennio di risultati confortanti ottenuti con questa tecnica, all’inizio dell’anno scolastico in corso qualcosa pare mutare: «In barba alle più elementari logiche della continuità didattica, per il terzo anno consecutivo i nostri ragazzi in settembre hanno trovato due nuovi insegnanti di sostegno, uno abilitato all’insegnamento delle materie umanistiche e uno deputato a svolgere le lezioni delle discipline scientifiche. Ma, soprattutto, è cambiato il rapporto con i professori: Leggi il seguito di questo post »

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Le scuole private “scaricano” i disabili

Posted by Luigi Scarpis su 28 febbraio 2010

25 febbraio 2010

http://www.diregiovani.it/gw/producer/dettaglio.aspx?ID_DOC=33550

ROMA – “Signora, ma perchè non iscrive suo figlio in una scuola statale? Lì sono organizzati meglio. Noi i ragazzi disabili non li prendiamo, non sapremmo come gestirli, non abbiamo insegnanti di sostegno”. Iscrivere un bambino alla scuola paritaria può diventare un percorso a ostacoli per un padre o una madre se quel figlio ha una disabilità.

Non bastano le difficoltà quotidiane e il pensiero assillante di quel giorno in cui mamma e papà non ci saranno più. Ci si mettono pure le discriminazioni in ambito scolastico. Eppure la legge sulla parità del 2000 prevede che le scuole che ottengono il sì del ministero debbano accogliere tutti, disabili compresi. Tanto che ogni anno vengono stanziati dei fondi per il sostegno. Il concetto lo ha ribadito anche il tribunale di Roma nel 2002 e nel 2008 il ministro Mariastella Gelmini ha rincarato la dose con un decreto in cui si dice che si ottiene la parità solo se si rispettano le norme di inserimento degli alunni disabili.

Fin qui la legge, ma nella realtà regna il fai-da-te. Una giungla in cui la Dire ha deciso di avventurarsi. Telefono alla mano, abbiamo contattato numerose scuole private paritarie, scoprendo che molte volte il bambino disabile riceve un “no”. Ma anche quando scatta il “si'” arrivano i problemi sul sostegno. E su questo punto la confusione è totale. C’è chi dice “noi non ci attiviamo neanche per averlo”, scaricando la colpa sul ministero “che non garantisce i rimborsi, che stanzia pochi fondi”, chi chiede rette aggiuntive per pagare l’insegnante in più, chi contributi parziali.

Qualche esempio. Chiamiamo un noto istituto privato romano, di quelli che pubblicizzano la loro attivita’ a forza di maxi cartelloni. Ci risponde una cortese segretaria a cui chiediamo di iscrivere alla prima elementare un bimbo affetto dalla sindrome di down. “Non credo ci siano problemi- risponde la donna in un primo momento- chiedo alla direttrice”. Poi il verdetto cambia: “Non abbiamo l’insegnante di sostegno in questo momento. Può provare nelle scuole statatali dove il sostegno c’è sempre. Le iscrizioni sono ancora aperte”.

Il no è condito da un “mi dispiace” che si ripete ad ogni diniego, con, appunto, il consiglio di mandarli alla statale, i bambini con disabilità, perchè li’, si sa, sono “più organizzati”. Di fatto, uno scarica barile. Che penalizza le scuole pubbliche e, soprattutto, le famiglie, che non hanno libertà di scelta su dove far studiare i figli. Cambiamo ciclo scolastico, ci riproviamo con le superiori. Di nuovo scegliamo un istituto paritario romano dei più pubblicizzati.

Anche qui scatta il no al ragazzo down: “Non sappiamo come gestirli- risponde un uomo al centralino- non abbiamo l’obbligo di prenderli, non ricadiamo nella legge della scuola pubblica. Non prendiamo ragazzi con disabilita’”. Il problema è il sostegno? Domandiamo. “No, è che non li prendiamo proprio perchè ci si viene a creare un problema. La cosa migliore, signora, è la statale, che è più organizzata di noi”. Ci risiamo.

In un istituto cattolico gestito da una grande fondazione (la struttura è a Roma e ha laboratori, centri sportivi, teatro, piscina) si aprono le porte per il nostro bambino che deve andare in prima, ma, ci dicono dalla segreteria, “noi siamo una scuola paritaria e vi dovete prendere l’onere del sostegno. In attesa che il ministero vi riconosca le ore e vi rimborsi, ma chissà quando avverra’”. Scoraggiarsi è d’obbligo.

In un’altra scuola cattolica blasonata della Capitale ci dicono che “non c’è un sì o un no a priori, certo poi bisogna vedere se si concretizzerà l’iscrizione”. Ci lasciano nel dubbio. Istituto di suore a Milano: il sostegno non c’è, il bambino non trova spazio. “Il fatto- ci dicono- è che il ministero paga solo un ‘quid’…”. Colpa di viale Trastevere, insomma, se un bambino non può scegliere la scuola che vuole.

In un istituto di Verona ci dicono che anticipano loro la “retta integrativa per la disabilita’”. Poi la famiglia chiederà un sostegno alla Regione che andrà girato all’istituto. “E se non ce lo danno?”. “Non è mai capitato, ma certo il rimborso si potrebbe fare in molte rate”. Si parla, infatti, dello stipendio di un docente per un anno. E anche al Sud la musica non cambia: a Palermo ci invitano a portare il nostro bimbo alla statale, “da insegnante- ci dice una operatrice- le dico che è meglio”.

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Alunni con disabilità, il no delle scuole private: “Iscriveteli alle statali”

Posted by Luigi Scarpis su 28 febbraio 2010

http://www.superabile.it/web/it/CANALI_TEMATICI/Scuola_e_Formazione/Inchieste/info87045452.html

Inchiesta sull’inclusione scolastica degli studenti con disabilità nelle scuole private paritarie: molti non li accettano, consigliando ai genitori di rivolgersi alle scuole pubbliche. E dove vengono iscritti, ai genitori spesso tocca pagare di tasca loro l’insegnante di sostegno. Ecco cosa prevede la normativa e quello che succede sul territorio…

ROMA – Per i genitori di un alunno con disabilità iscrivere il proprio figlio alla scuola paritaria può diventare un percorso a ostacoli, acuendo le difficoltà quotidiane che le famiglie con bambini e ragazzi disabili si trovano ad affrontare: fra le scuole private infatti vige il “fai da te”, con realtà positive che si accompagnano a casi di vera e propria discriminazione. Un viaggio fra alcuni istituti privati paritari mostra una realtà difficile: alcune scuole, violando la normativa, rifiutano l’iscrizione dei ragazzi con disabilità (“Mandateli alla statale – dicono – là sono meglio organizzati”), altre invece accettano gli alunni, ma scaricano sui genitori il costo dell’insegnante di sostegno, che viene pagato dallo Stato solamente nelle scuole primarie paritarie e parificate. L’impressione complessiva è quella di una grande confusione e che il principio dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità non sia adeguatamente avvertito come un obbligo, morale e culturale, prima ancora che giuridico.

La vicenda di Luca è solo una delle tante. Lui è un bambino con sindrome di down e la famiglia ha girato cinque scuole prima di trovare quella giusta. Le prime tre non lo hanno proprio voluto e fra le due che lo avrebbero accettato i genitori hanno scelto quella più comoda per i ritmi familiari. “Spesso – raccontano all’Anffas – la scuola privata è quella più vicino a casa, e alla fine molti genitori sono disposti a fare un ulteriore sacrificio economico” per avere questo ‘lusso’.

Rifiutare l’iscrizione ad un alunno disabile è vietato. Qualunque sia la tipologia di disabilità: fisica, intellettiva, relazionale, sensoriale. I dirigenti scolastici delle scuole paritarie che lo fanno agiscono in contrasto con la legislazione vigente e corrono un grosso rischio: la perdita per la loro scuola dello status di “paritaria”. Le scuole private paritarie, infatti, per il solo fatto di aver deciso di fruire della legge sulla parità, devono garantire il diritto allo studio, sono responsabili dell’eliminazione delle barriere architettoniche e dell’uso di personale ausiliario per l’assistenza igienica e l’igiene personale degli alunni disabili. E’ la legge 62/2000 a regolare il quadro: le paritarie hanno gli stessi obblighi delle scuole statali. E l’Ufficio scolastico regionale, secondo un decreto ministeriale firmato dal ministro Gelmini nell’ottobre 2008, può revocare lo status di paritarie a quelle scuole che non siano in regola con anche uno solo dei requisiti previsti dalla legge.

L’iscrizione dunque è dovuta. Ma c’è un altro problema, che si chiama sostegno. O meglio: il problema non è il sostegno, ma lo stipendio del docente di sostegno. Chi lo paga? Lo Stato copre solo una quota limitata di ore: tutte le altre sono a carico della scuola. E gli istituti tendono a “scaricare” questo costo sui genitori, che spesso si sentono dire: “Il sostegno lo pagate voi”. A meno che non si cerchino strade alternative, che le scuole più sensibili consigliano e promuovono: anzitutto i contributi statali e regionali assegnati direttamente alla famiglia, e poi sponsor privati, feste o spettacoli di beneficienza (il classico fund raising), o – per le sole scuole cattoliche – anche l’otto per mille: alcune diocesi, infatti, hanno costituito un fondo per l’integrazione scolastica, ricavato proprio dall’otto per mille, al quale i dirigenti scolastici di tali scuole possono chiedere di accedere per pagare in parte le spese dell’insegnante di sostegno. E qualcuno è andato anche in tribunale, ottenendo dal ministero il risarcimento della somma anticipata dalla scuola per lo stipendio del docente. Un quadro talmente complesso e difficile che per molti genitori la “libertà di scelta educativa” è solamente apparente. “Lo mandi alla statale signora, là sono organizzati: le dico che è meglio”.

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Private e disabili : la norma

Posted by Luigi Scarpis su 28 febbraio 2010

ROMA – I dirigenti delle scuole paritarie che non accettano alunni con disabilità agiscono in contrasto con la legislazione vigente e corrono un grosso rischio: la perdita per la loro scuola dello status di «paritaria».

A prevederlo è un decreto ministeriale (il n. 83) firmato dal ministro Mariastella Gelmini il 10 ottobre 2008: un documento che partendo dalla legge 62/2000 sulla parità scolastica e il diritto allo studio, contiene le Linee guida che regolano le modalità per il riconoscimento della parità scolastica e per il suo mantenimento. Un testo chiaro, che dovrebbe essere ben conosciuto anche da quelle scuole che in barba alla legalità negano invece (implicitamente o esplicitamente) un diritto fondamentale del cittadino

LE LINEE-GUIDA – Le Linee guida firmate da Gelmini ricordano che «il riconoscimento della parità scolastica inserisce la scuola paritaria nel sistema nazionale di istruzione e garantisce l’equiparazione dei diritti e dei doveri degli studenti», impegnando «le scuole paritarie a contribuire alla realizzazione delle finalità di istruzione ed educazione che la Costituzione assegna alla scuola». Ivi compreso, evidentemente, il principio dell’inclusione scolastica degli alunni con disabilità. Il testo prevede che al momento in cui una scuola chiede il riconoscimento della parità, il gestore o il rappresentante legale deve dichiarare sotto la proprio responsabilità «l’impegno ad accogliere l’iscrizione alla scuola di chiunque ne accetti il progetto educativo, sia in possesso di un titolo di studio valido per l’iscrizione alla classe che intende frequentare e non abbia un’età inferiore a quella prevista dai vigenti ordinamenti scolastici». In particolare, il gestore deve dichiarare anche «l’impegno ad applicare le norme vigenti in materia di inserimento di studenti con disabilità, con difficoltà specifiche di apprendimento o in condizioni di svantaggio». Alla domanda di riconoscimento – specifica il documento – deve essere allegata anche la documentazione che attesta il numero degli alunni iscritti (o previsti) in ciascuna classe e sezione, «inclusi gli alunni con disabilità, con relativa documentazione specifica».

LA VERIFICA – A procedere alla verifica della completezza e della regolarità delle dichiarazioni e dei documenti prodotti dalla scuola è l’Ufficio scolastico regionale. A questo stesso ufficio, una volta ottenuto lo status di «paritaria», i gestori delle scuole dovranno dichiarare di anno in anno «la permanenza del possesso dei requisiti richiesti». Se però l’Ufficio scolastico regionale accerta a seguito di una sua verifica ispettiva che esiste una «carente rispondenza delle situazioni di fatto ai requisiti di legge» – se cioè viene dimostrato che le norme in materia di inserimento scolastico non vengono rispettate – la scuola viene invitata a ritornare nella legalità entro il termine di 30 giorni. Se ciò non accade, «l’Ufficio scolastico regionale provvede alla revoca della parità», che ha sempre effetto dall’inizio dell’anno scolastico successivo a quello in cui e’ disposta. Per la revoca dello status di scuola paritaria è sufficiente la «perdita anche di uno solo dei requisiti» previsti dalla normativa.

(Fonte agenzia Dires – Redattore Sociale)

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La Corte Costituzionale dice no a limiti al numero dei posti di sostegno

Posted by Luigi Scarpis su 28 febbraio 2010

La Corte Costituzionale dice no a limiti al numero dei posti di sostegno

Con decisione del 22 febbraio 2010, pubblicata in data 26 febbraio, la Corte Costituzionale (sentenza 80/2010) ha dichiarato l’illegittimità dell’art. 2 della legge 244/2007 (Finanziaria per il 2008) nella parte in cui fissa un limite massimo al numero dei posti degli insegnanti di sostegno (comma 413) e esclude la possibilità di assumere insegnanti di sostegno in deroga, nel momento in cui si sia in presenza di studenti con disabilità grave (comma 414).Si tratta ora di comprendere quali potranno essere gli effetti di un pronunciamento che sicuramente orienterà gli esiti di ogni eventuale contenzioso proposto da singoli interessati, ma impone anche una rivisitazione delle norme di cui è stata dichiarata la parziale illegittimità e dei conseguenti atti amministrativi. Se da un lato dovrebbero quindi rimuoversi molti ostacoli all’attivazione di posti di sostegno in deroga in presenza di effettive esigenze, meno chiare sono le conseguenze che comporta la dichiarata illegittimità di una norma che, lo ricordiamo, ha comunque consentito un incremento dei posti in organico di diritto, stimabile nel triennio in circa 15.000 unità. Ovviamente le motivazioni della sentenza escludono che si possa rivedere in senso meno favorevole quanto disposto dalla Finanziaria 2008: altrettanto ovviamente, non può darsi per scontato che si realizzi un effetto di tipo opposto, concretizzabile nell’automatica stabilizzazione dei posti attualmente funzionanti. Si apre in sostanza una fase di necessaria revisione della normativa, in cui come sempre ci porremo come attenti e attivi interlocutori, convinti che l’accoglienza e la piena integrazione dei soggetti disabili sia un segno distintivo di qualità per la scuola italiana e per noi l’obiettivo di una battaglia di civiltà.

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Consulta : incostituzionale limitazione sostegno ad allievi disabili

Posted by Luigi Scarpis su 28 febbraio 2010

di Margherita Corriere*

http://www.osservatoriosullalegalita.org/10/acom/02feb2/2800marghedisab.htm

La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 80 del 2010 depositata il 26 febbraio scorso, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 2, comma 413, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato – legge finanziaria 2008), nella parte in cui fissava un limite massimo al numero dei posti degli insegnanti di sostegno ed ha, altresì, dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 2, comma 414, della legge n. 244 del 2007, nella parte in cui escludeva la possibilità, già contemplata dalla legge 27 dicembre 1997, n. 449, di assumere insegnanti di sostegno in deroga, in presenza nelle classi di studenti con disabilità.

La Corte Costituzionale ha precisato preliminarmente che “i disabili non Leggi il seguito di questo post »

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L’inclusione nella scuola?? Impedire ai ragazzi con disabilità di andare in gita con i compagni.

Posted by Luigi Scarpis su 21 febbraio 2010

un vero atto discriminatorio da denunciare senza esitazione:

Legge 1 marzo 2006, n. 67

(Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni

Art. 2.

(Nozione di discriminazione)

1. Il principio di parità di trattamento comporta che non può essere praticata alcuna discriminazione in pregiudizio delle persone con disabilità.

2. Si ha discriminazione diretta quando, per motivi connessi alla disabilità, una persona è trattata meno favorevolmente di quanto sia, sia stata o sarebbe trattata una persona non disabile in situazione analoga.

3. Si ha discriminazione indiretta quando una disposizione, un criterio, una prassi, un atto, un patto o un comportamento apparentemente neutri mettono una persona con disabilità in una posizione di svantaggio rispetto ad altre persone.

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Press-IN anno II / n. 410

L’Adige del 21-02-2010

Un ragazzo che frequenta le scuole medie a Cognola …

TRENTO. Un ragazzo che frequenta le scuole medie a Cognola con problemi comportamentali, è iperattivo e ipercinetico. La sua classe che ai primi di marzo va in gita per tre giorni in val di Sole. Lo studente che è felicissimo all’idea fino a quando arriva la doccia fredda: per lui niente gita. Troppo per la mamma di questo ragazzino che da anni vive sulla propria pelle la diversità di trattamento subita del piccolo (oggi non più tale) sia da parte di adulti che di coetanei. Il divieto di partecipare alla gita è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e che l’ha spinta a non ingoiare il boccone ma a denunciare quella che lei ritiene una discriminazione non tollerabile e accettabile. «Mio figlio, che dal punto di vista cognitivo ha una marcia in più rispetto agli altri tanto che i suoi voti vanno dal distinto all’ottimo, era entusiasta all’idea di andare in gita ma la preside, dopo un colloquio con i genitori, gli assistenti sociali e il maestro di sostegno resosi disponibile a seguirlo, ha posto il suo fermo diniego. Sarebbe stato meglio che da subito ci avessero detto che non poteva partecipare, così non si sarebbe nemmeno illuso. Ora davvero non so come prenderà la notizia», dice la donna. Come detto lo studente è seguito durante tutte le lezioni da un insegnante di sostegno in quanto iperattivo e ipercinetico, ossia vive in uno stato di agitazione motoria quasi permanente. Si tratta di un studente sempre in movimento: sembra dotato di una energia inesauribile che a volte può sfociare anche in aggressività verso i compagni. «Il ragazzo è molto sensibile – spiega un’amica di famiglia in una lettera – e a volte sfocia la sua sofferenza in aggressività, ma solo per il fatto di sentirsi un diverso come molti compagni lo fanno sentire. Figuriamoci se lo fa anche la preside. La speranza era che almeno l’ambiente scolastico fosse più aperto visto che si tratta ancora di scuola dell’obbligo». L’amica prende le difese della famiglia: «Facile puntare il dito sui ragazzi con problemi quando i figli non sono i propri. Cosa deve fare questa mamma? Vedere il proprio figlio isolato da tutto e da tutti. Il ragazzino seguito è giusto che abbia l’opportunità di stare con i suoi compagni, aiutato ma non discriminato». La mamma ovviamente non si rassegna alla decisione della scuola e farebbe di tutto per vedere il figlio partire per la gita insieme al resto della classe. «Mio figlio era contentissimo all’idea di andare in gita e io avevo subito detto che in caso di problemi ero disponibile ad andare a riprenderlo a qualsiasi ora del giorno e della notte. Forse il problema nasce da è una gita fatta ad inizio anno al lago di Santa Colomba nel corso della quale mio figlio non si era comportato molto bene. Ma ora le cose vanno meglio e lo stesso insegnante di sostegno aveva dato la disponibilità a seguirlo come fa giornalmente in classe. E invece no, ancora una volta mio figlio è stato rifiutato. Purtroppo non è la prima volta. È accaduto anche alle scuole elementari che non potesse andare in gita, come anche in parrocchia. Per il fatto che non riusciva a seguire la catechesi non hanno voluto dargli la prima Comunione». È una mamma ferita quella di questo ragazzo. Una mamma che difende con forza il suo «cucciolo». «A scuola partecipa a tante attività, ha ottimi voti e si è integrato, nonostante i suoi problemi comportamentali che nessuno nega. Certo è che se i suoi compagni non si erano accorti dei suoi problemi ora sanno che lui non è come loro. Ma questo non perché lui sia diverso, ma perché sono gli altri a volerlo far sentire tale, a volerlo emarginare».

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